Il titolare di un’impresa di impianti elettrici industriali e civili del bresciano si è rivolto al nostro Studio per comprendere come si fossero svolti i rapporti con il proprio istituto di credito: dall’indagine è emersa la chiara presenza di numerose irregolarità, in particolare usura lungo il rapporto di conto corrente.
Avendo una profonda conoscenza dei diversi orientamenti assunti dai vari tribunali italiani in materia di contenzioso bancario, si è avuta estrema cura nell’informare il cliente sulle reali possibilità di riuscita della contestazione: infatti, l’analisi del rapporto secondo i criteri stabiliti dalla legge 108/96 (applicazione della formula del TAEG) prospettava un indebito di circa 180.000 € mentre, valutando il rapporto secondo le istruzioni di Banca d’Italia (applicazione formula del TEG), ossia di una norma secondaria e più restrittiva, il risultato sarebbe sceso a 60.000 €.
Purtroppo, va detto, che i giudici del Tribunale di Brescia non riconoscono quanto dettato nella norma imperativa, orientando le loro decisioni a favore delle più restrittive istruzioni di Banca d’Italia.
Fortunatamente ad assistere il cliente vi era l’Avv. Alberto Radin (Studio Legale GAT, Avv. Gian Alberto Tuzzato) di Padova, il quale, dopo un’accurata indagine dei contratti, ha appurato che le firme apposte nei documenti non coincidevano con quelle del cliente. In sede di giudizio, quindi, è stata istruita una perizia calligrafica per far luce sulla vicenda. In questo caso gli avvocati dell’istituto di credito, resisi conto della realistica possibilità che le firme fossero false, hanno preferito proporre una chiusura del contenzioso attraverso un accordo di 90.000 € a favore del cliente. Anche in questo caso l’aver lavorato con professionalità e correttezza ci ha condotti a raggiungere un ottimo risultato.